Cara Sofia,
Ho sempre saputo che eri tu, ancora prima che tu nascessi, ancora prima di poterti vedere, ancora prima di essere sicuri che la mamma fosse in dolce attesa.
Un giorno mi ha detto solo di avere un ritardo. Ecco, in quel momento io già sentivo che tu eri tra noi. L’ho guardata e le ho detto: “Vedrai, è una femmina”.
Pensa che, alcuni giorni dopo, la mamma doveva firmare il contratto per l’acquisto della sua nuova auto. Così l’ho accompagnata e ci siamo andati in moto, come spesso facevamo allora.
Credo di non essere mai andato così piano! Evitavo accuratamente ogni buca, ad ogni piccolo dosso quasi mi fermavo, frenavo e acceleravo dolcemente per la paura che potesse accadere qualcosa.
Nelle settimane seguenti abbiamo avuto la conferma che avremmo avuto il nostro primo figlio. Anzi figlia, perché ormai ne ero certo. Stavi crescendo piano piano nella pancia e ricordo ancora l’emozione di vedere le immagini della prima ecografia e sentire il battito del tuo cuore; siamo subito corsi a casa a raccontarlo ai tuoi nonni, che ancora non lo sapevano di esserlo, che lo sarebbero diventati da lì a qualche mese. Una gioia immensa, ricordo ancora le lacrime di gioia.
Poi i mesi sono passati frenetici tra la ricerca di una casa, il trasloco, l’altalena continua tra aspettative e preoccupazioni mentre la pancia della mamma cresceva. Ti abbiamo voluto bene da subito. Pensa, il primo regalo di Natale te l’ho fatto che eri ancora nel pancione: una grande tartaruga di peluche, più grande di te!
Così, una sera ormai prossima alla scadenza, tornato a casa dal lavoro, ho guardato tua mamma negli occhi e abbiamo capito che era il momento. Abbiamo mangiato un boccone, fatto una doccia fulminea e siamo partiti direzione ospedale di Udine.
Ho passato la notte seduto a fianco al letto della mamma che aveva le doglie; per lei è stata una lunga notte, io potevo solo starle vicino e cercare di darle sollievo per quello che potevo.
Poi al mattino è passato il medico in visita e abbiamo capito che il momento era arrivato.
Avevo deciso da tempo di voler assistere al parto. Volevo esserci, lì, presente, vicino alla mamma, vicino a te; non potevo certo perdermi un momento così importante della nostra vita!
Finalmente sei nata e ti ho preso subito in braccio, immediatamente! Un’emozione grandissima, enorme! E’ incredibile come un evento così naturale sia al contempo così emozionante. Ecco finalmente ti vedevamo.
I giorni seguenti sono stati come vivere sulle montagne russe, tra poppate, pannolini, pianti, notti insonni, visite dai parenti, telefonate, foto, video, ma anche preoccupazioni, dubbi e insicurezze nel percepire la responsabilità di essere diventati genitori.
Un’esperienza forte, ma da vivere fino in fondo.
Vorrei concludere con un invito a chiunque stia per diventare padre: siate presenti, aiutate le vostre mogli, state con i vostri figli fin dal primo istante di vita, loro lo sentono. Non aspettate, non esitate. Teneteli in braccio, cambiategli i pannolini, fategli ascoltare la vostra musica, portateli fuori a conoscere il mondo.
Certo si diventa padri da un giorno all’altro, ma diventare Padri con la P maiuscola è un’altra cosa.
Ma questa è un’altra storia…
Daniele Boschi
Psicologo e counselor. Da anni mi occupo di relazione di aiuto, ascolto e sostegno alle persone. Amo correre con tutto ciò che ha 2 ruote.. dalle moto alle bici. Passione che sto trasmettendo anche a mia figlia. "È sempre una questione di equilibrio, come nella vita".