Da dicembre 2019 le mamme in attesa possono lavorare fino al 9° mese di gravidanza e usare il congedo di maternità di 5 mesi interamente dopo la nascita del loro cucciolo.
Chi lo desidera può lavorare fino al termine della gravidanza, è sufficiente presentare la domanda sul sito dell’INPS allegando i certificati medici che attestino che questa scelta non produrrà difficoltà alla salute della madre e del nascituro.
Il bilancio sulla salute di mamma e bimbo viene fatto al 7° mese di gravidanza.
La mamma potrà lavorare fino al giorno prima della data presunta del parto, se durante il periodo classico di congedo di maternità (2 mesi prima e 3 dopo il parto) la mamma non volesse più giovarsi della possibilità di lavorare, gli eventuali giorni lavorati vengono comunque calcolati come congedo di maternità, con la differenza che non saranno indennizzati
Ma cosa dicono gli esperti su questa possibilità?
È positiva perché dà alle mamme possibilità di scelta? O sono contrari e sarebbe preferibile che le mamme si astenessero dal lavoro nell’ultimo periodo?
Vi proponiamo due pareri entrambi da tenere in considerazione, estratti da un articolo comparso sulla rivista Starebene, trovate l’inchiesta completa su
https://www.starbene.it/salute/news/congedo-maternita-lavorare-fino-nono-mese/
Il parere dell’ostetrica
«La donna deve poter scegliere». È questo il pensiero di chi segue le neomamme dal parto al ritorno a casa, come
Dora De Carolis, ostetrica della clinica Mangiagalli di Milano. Per lei non ci sono dubbi: «Ogni
gravidanza è un mondo a sé, le mamme devono avere la libertà di scegliere se utilizzare il congedo prima o dopo il parto. Personalmente, credo sia
più rasserenante per una donna posticipare di un mese il distacco dal neonato. Molte professioniste o lavoratrici autonome già scelgono di lavorare, senza alcun problema, fino al parto per preservare i cinque mesi successivi alla cura del nascituro».
Attenzione alla depressione post partum
«Se le cose vanno per il verso giusto (un buon parto, un bambino nato a termine, senza complicanze), aver lavorato sino al nono mese può non rappresentare un immediato fattore di rischio di depressione post partum», puntualizza lo psicologo Riccardo Bettiga.
«Ma se le cose, per qualsiasi motivo, dovessero andare male, aver lavorato fino all’ultimo giorno potrebbe portare a rileggere in chiave negativa e con senso di colpa tutto quanto (“non mi sono occupata abbastanza della mia gravidanza e del bambino”). In ogni caso,
concedersi tempi e spazi mentali congrui, prima della gravidanza, durante e dopo, rappresenta un
fattore di protezione universale dalla depressione che è sempre molto pericoloso eliminare».
Se avete dubbi sull’opzione da scegliere vi consigliamo di leggere l’articolo completo di Starebene e di tenere a mente che la vostra eventuale scelta di lavorare fino al 9° mese può essere modificata in qualsiasi momento.