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Yoga prenatale di Leonilda Candotti

10/10/2019

Lo yoga affonda le sue radici nell’antichità ed ha subito, specie in epoca contemporanea, notevoli mutamenti e contaminazioni.
È innegabile e dimostrato da molti studi scientifici che alcune delle tecniche insegnate nello yoga, come la pratica di alcune āsana, le tecniche respiratorie e le pratiche che conducono alla meditazione, sortiscono effetti benefici durante la gravidanza alleviando molti dei comuni fastidi, come mal di schiena, problemi circolatori, insonnia, nausee gravidiche e molti disagi legati alla nuova situazione ormonale, come ansia e stress.

Ma lo yoga è anche molto di più. C’è un profondo legame tra la pratica dello yoga e la medicina Ayurvedica che considera la salute dell’individuo come risultato dell’armonia dei suoi fattori costitutivi (i Dosha) in rapporto all’ambiente, all’età, alla stagione e al luogo in cui la persona vive e per questa ragione ogni pratica non solo deve adattarsi alla condizione della persona e, quindi, subire adattamenti o cambiamenti per esempio durante lo svolgersi della gravidanza, ma deve adattarsi a ciascun individuo specifico, perché ciascun individuo (e, a maggior ragione, ciascuna madre) è diverso, unico e particolare.

C’è inoltre da considerare che la pratica dello yoga in gravidanza non interessa solo la madre, ma anche il bambino, che nella medicina ayurvedica è considerato “individuo” sin dal concepimento. Anzi, la scienza ayurvedica interviene ben prima del concepimento su entrambi i genitori ed in particolare sulla donna, ritenendo indispensabile preparare la madre per accogliere il futuro bambino con molto anticipo. Allo stesso modo, lo yoga idealmente andrebbe praticato prima del concepimento per preparare la futura madre o, per esempio, per favorire il concepimento stesso, nel caso di difficoltà.
C’è indubbiamente una visione dell’individuo, del concepimento e della gravidanza diversa rispetto la nostra cultura, ma indubbiamente lo yoga può fare molto per accompagnare la donna durante questo importante momento della sua esistenza e per sostenere il bambino durante la sua vita intrauterina.

Personalmente sottolineo l’importanza di distinguere chi pratica già yoga e rimane incinta da chi inizia a praticare proprio durante la gravidanza. Poiché alcuni parametri corporei cambiano durante la gravidanza l’approccio all’āsana non può essere lo stesso. Lo stesso discorso vale per le tecniche respiratorie e per gli esercizi di meditazione che devono tener conto della presenza della creatura ospitata nel grembo della madre. La pratica proposta, quindi, non può essere standardizzata e deve prevedere delle variabili per adattarsi a ciascuna madre, dunque una pratica di gruppo dovrebbe sempre prevedere poche partecipanti, per potersi adattare adeguatamente a ciascuna.
La stessa attenzione per la peculiarità di ciascuna persona va mantenuta nella pratica di yoga post natale, soprattutto per quanto concerne l’assestamento del bacino, della muscolatura addominale e del pavimento pelvico.

In questa rubrica, dedicata alla mamma e al bambino, vorrei poter chiarire ciascuno degli aspetti sopracitati e proporre piccoli accorgimenti utili a chi vuole diventare madre, sta per diventare madre o è madre da un po’.

Lo yoga è un dono che va utilizzato con consapevolezza.

Un abbraccio…

Leonilda Candotti​​​​​​​
​​​​​​​Leonilda Candotti
Laureata in filosofia, pratica yoga da 25 anni. Ha conseguito il diploma presso la Federazione Italiana Yoga nel 2004, incontra nel 2009 Claude Marechal, allievo diretto di T. K. Desikachar e T. Krishnamacharya ed inizia con lui un percorso formativo di sette anni che la porta ad approfondire la pratica e l'insegnamento secondo la tradizione del Viniyoga. Attualmente è allieva diretta di Marechal, si dedica all'approfondimento del Tantra con E. Baret e allo studio dell'anatomia e delle catene muscolari secondo il metodo GDS. È iscritta al Master in studi orientlistici e interculturali presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini.
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